La nuova generazione del male: gli “ haters”alla conquista della rete

Colpo d'occhio

Mantova Nei giorni scorsi ho provato un forte disagio nel leggere una notizia che mi ha lasciato l’amaro in bocca. A me capita di rado. Penso di avere lo stomaco forte, ma non è così. Alla fine capita ancora di indignarmi. E l’indignazione è roba da altri tempi. Un segno della vecchiaia. Oggi siamo nella generazione “haters”, non ci si indigna più, ci si incazza di brutto e si sbrocca. Sulla rete in particolare (ma non solo) va in scena una drammatica rappresentazione della nuova concezione del rapporto sociale:l’insulto sempre e comunque. Tutti si sentono legittimati ad insultare chicchessia. Non esiste più nessuna possibilità di esprimere opinioni senza essere subissati di insulti e maledizioni. Penso per esempio a quanto accaduto a Ivan Zaytsev, lo «zar» della pallavolo nostrana reo di aver compiuto un atto gravissimo, ossia di aver pubblicato sui social network una foto sua con la sua bimba appena sottoposta alle vaccinazioni. «E anche il meningococco è fatto. Bravissima la mia ragazza sempre sorridente!». Una cosa normale ho pensato inizialmente. E invece no, da lì si è scatenato il pandemonio. Una quantità incredibile di rabbiosi e bavosi utenti della rete lo ha subissato di insulti e purtroppo di minacce deliranti. Il democratico popolo cosiddetto “no vax” ha partorito Cose leggere del tipo:
«Zingaro, spero che Salvini ti rimandi al tuo paese!». «A voltre i sorrisi dei bambi si spengono lentamente…». Cose scritte così in scioltezza. Quasi come se ormai in questo paese sia diventato normale augurare la morte ad una bambina perché colpevole del fatto che il padre abbia fatto un gesto non condiviso. Abbia semplicemente espresso un’opinione su una questione che peraltro personalmente reputo normale. Chiaro che io condivida i contenuti del post di Zaytsev (che
peraltro
non ha violato alcuna legge con quel gesto), ma mi chiedo se sia possibile continuare a tollerare una situazione di questo tipo? Anche se non la pensassi come lui non mi sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello l’idea di insultarlo e di minacciarlo. Qui ormai viviamo un problema culturale dilagante. L’opinione altrui può essere dileggiata e massacrata facendo ricorso ai peggiori metodi dialettici senza che nessuno più si indigni di nulla. Siamo rimasti in pochi a pensare che le conquiste democratiche del nostro occidente passano attraverso un minimo comune senso di tolleranza, che abbiamo smarrito e che di conseguenza avanti di questo passo ,sarà sempre più difficile garantire un dialogo serio e costruttivo su qualsiasi tema. Lungi da me l’idea di ricorrere a censure di qualsiasi tipo, sappiamo bene che non servono, ma sicuramente serve un minimo di educazione civica che si è completamente persa in questi anni di grandi innovazioni tecnologiche, trasformando la rete e i social network in una fetida cloaca dalla quale emergono purtroppo i miasmi di una società malata. Su questo bisogna cominciare a ragionare e, perché no, ad indignarsi, senza provare vergogna di un sentimento un tantino démodé ma figlio di una civiltà più evoluta di quella degli odiatori seriali, quelli che con un insulso termine anglofilo vengono appunto definiti “haters”. Una drammatica maggioranza ahimè non più silenziosa.